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Obiettivi di MEDSEALITTER

In sintesi, si punterà a conoscere in maniera sempre più approfondita il fenomeno del marine litter nel nostro mare, con strumenti condivisi e validati in tutti i paesi che affacciano sul mediterraneo e, di conseguenza, si intensificheranno gli interven

(Riomaggiore, 03 Marzo 2017)

Gli obiettivi di MEDSEALITTER sono molteplici. Se da una parte si punterà alla realizzazione di protocolli per il monitoraggio sistematico dei rifiuti marini e il loro effetto potenziale sulla biodiversità del Mediterraneo, dall’altra verrà data grande enfasi alla creazione di un network delle Aree Marine Protette, per la realizzazione di interventiintegrati e condivisi che forniscano soluzioni efficaci per contenere l'impatto dei rifiuti marinisulla biodiversità.

Quello dei rifiuti marini, in particolare la frazione  plastica, è un fenomeno di rilevanza globale, che ha effetti devastanti non solo sulla biodiversità, ma anche sulla qualità delle acque e degli interi sistemi territoriali. Un fenomeno ancora scarsamente mappato, ma del quale si intuiscono facilmente i pericolosi effetti a breve e lungo termine.

Se il riscaldamento globale  è ormai un problema sentito e ampiamente analizzato, sull’impatto della  plastica nei nostri ecosistemi si ha ancora scarsa consapevolezza e non si ha la percezione di quanto sia grave il problema. Gli studi condotti da numerose organizzazioni in tutto il mondo delineano la plastica nelle nostre acque come una vera e propria piaga globale, che va ad aggiungersi alla lunga lista delle questioni ambientali che affliggono il nostro pianeta.

È stata Legambiente, negli ultimi anni, a lanciare l’allarme di quanto sia ampio il fenomeno del marine litter in Italia.

Il Cigno Verde, grazie alla collaborazione con enti nazionali di ricerca quali ISPRA ed ENEA, negli ultimi due anni si è ampiamente dedicato al rilevamento e alla mappatura dei rifiuti in mare e nei laghi.
Un lavoro lungo e impegnativo che nel 2016 ha rilevato33.540 rifiuti spiaggiati su un’area di 106.245 mq, pari a 800 campi di beach volley. Una media 714 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia,di cui il 76,3% è di plastica.

Non sono diversi i risultati dello studio effettuato sui rifiuti galleggianti; solo nel 2016 la concentrazione media dei rifiuti nelle tratte percorse da Goletta Verde, attorno alle coste italiane, è pari a 58 oggetti ogni chilometro quadrato di superficie marina. Il 96 % dei rifiuti trovati è costituito da plastica, e i rifiuti più comuni sono rappresentati principalmente da buste (16,2%), materiale utilizzato nelle attività di pesca, come lenze, reti e cassette di polistirolo e bottiglie.

“Il problema del beach litter e delmarine litter è anche un problema economico” – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente–“perché ingenti sono le risorse che servono per la pulizia delle spiagge e delle aree contaminate.  Secondo uno studio dell’Unione Europea,il marine litter costa all’Ue ben 476,8 milioni di euro l’anno. Con l’aumento del riciclaggio dei rifiuti e del packaging, la riduzione e l’eliminazione delle discariche, si avrebbe la massima riduzione del marine litter (meno 35,45%) e un ricavo sui costi di 168,45 milioni di euro l’anno”.

Tale è l’impegno di Legambiente sul tema che lo scorso 16 febbraio a New York dei rappresentanti dell’Associazione hanno partecipato all’incontro preparatorio della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani, che si terrà dal 5 al 9 giugno 2017.

Proprio in quella occasione, il Cigno Verde ha fornito il proprio contributo alla Conferenza attraversodue punti chiave, da includere tra le azioni per la protezione dei mari e degli oceani:

 - riconoscere l’importanza della citizen science, ovvero della partecipazione dei cittadini ad attività di ricerca, nelle attività di monitoraggio, raccolta dati, azioni di sensibilizzazione e di pressione politica, sia a livello nazionale che internazionale.

- adottare con urgenza politiche e azioni decisive per contrastare il grave fenomeno del marine litter nel Mediterraneo, problema reso ancora più complesso dalla morfologia chiusa del bacino e dalla elevata antropizzazione delle sue coste.



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