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Cinque Terre:barriera antierosione per salvare la spiaggia di Corniglia

L'installazione, frutto di studi realizzati da tecnici specializzati, finalizzata al ripascimento dell'arenile e al ripopolamento delle specie ittiche, è stata collocata nei giorni scorsi, lungo la fascia costiera antistante il versante di levante dello

(03 Giugno 2010)

Gli elementi che hanno determinato il profilo e il posizionamento della barriera sono frutto di studi approfonditi sulle dinamiche delle correnti e delle forze prodotte dai fenomeni meteomarini, condotti dalla Società Reef Consulting, ideatore del progetto sperimentale, in collaborazione con l'Area Marina Protetta.

Tenendo conto delle statistiche storiche relative alle altezze medie delle onde generate dalle mareggiate degli ultimi decenni, le infrastrutture sono state collocate in un fondale sabbioso caratterizzato da una profondità compresa tra 7 e 9 metri.

Le operazioni di messa in opera sono state realizzate dalla Società Submariner attraverso l'utilizzo delle attrezzature di carico e del galleggiante “Cicogna”, con il coordinamento della Società marittima Subservice e sotto la supervisione dei tecnici dell'Area Marina Protetta.

I risultati attesi
«Al fine di studiare le variazioni battimetriche (dei fondali) generate dalla barriera soffolta – sottolinea Claudio Valerani, tecnico dell'AMP Cinque Terre - verrà coordinata una dettagliata campagna di monitaraggio. Dall'intervento – continua Valerani - si attende infatti un effetto “ripascitivo” la cui efficacia, dovrà essere studiata e documentata, così da fornire elementi e dati utili a successive repliche del progetto in altre aree soggette a pesanti fenomeni erosivi.»

«Ogni anno il mare con le sue correnti sposta la sabbia e la ritrae verso il largo per restituirla in primavera – spiega Guido Beltrami, responsabile del progetto per la società Reef Consulting. A Corniglia questo fenomeno ha interessano dinamiche che ciclicamente raggiungevano profondità di 5 metri. In questi ultimi anni, a causa delle trasformazioni delle correnti e delle maree, il movimento del sedimento ha raggiunto invece i 7 metri di profondità impedendo il rideposito lungo il bagnasciuga e privando la spiaggia del naturale effetto di ripascimento.

La sperimentazione attraverso l’effetto barriera e la dissipazione dell’energia cinetica delle correnti mira a riportare la sedimentazione a 5 metri ricreando in maniera naturale la spiaggia.

Un intervento polivalente amico dell'ambiente
E' la prima volta che un'Area Marina Protetta adotta strutture con sistemi ecocompatibili e sostenibili a forma di tripode per riportare in vita una spiaggia. Il modulo a tripodi tecnoreef - brevettato dall’omonima società e già impiegato in passato nell’AMP, come sistema per alcuni ormeggi destinati alla nautica da diporto - è un manufatto in calcestruzzo armato “sea friendly”, costituito dall’assemblaggio di singoli elementi a forma esagonale particolarmente affini alle caratteristiche ambientali presenti nell’ecosistema marino.
La particolare forma a tripode, e la tipica struttura cava che ne risulta, permette la realizzazione di un efficace barriera che neutralizza la corrente erosiva generata dal moto ondoso (la principale causa dell’impoverimento delle spiagge) e contemporaneamente offre, in seno agli anfratti interni, un ideale substrato per la colonizzazione di organismi marini creando un microhabitat particolarmente produttivo, sufficiente per il ripopolamento del litorale.

«Questo habitat artificiale, - informa Ilaria Lavarello, esperta in ecologia marina, dell'AMP Cinque Terre – grazie alla grande capacità colonizzatrice degli  ambienti acquatici, in cui uova e larve vengono trasportate dalle correnti, gradualmente si popolerà di numerose specie animali e vegetali, che si insedieranno direttamente sui tripodi o saranno libere di muoversi nello spazio protetto dalla barriera.»

Avviso ai naviganti
Ai fini della sicurezza della navigazione verrà inoltrato, a cura dell'autorità marittima, un avviso ai naviganati che segnalerà nel dettaglio posizione e caratteristiche delle infrastrutture.
Si consiglia di prestare la massima attenzione nelle manovre di ancoraggio in prossimità della zona interessata dall'intervento, al fine di evitare il danneggiamento sia della struttura che dell'attrezzatura destinata all'ancoraggio.
La barriera garantirà un battente libero d'acqua compreso tra 5 e 7 metri ampiamente sufficiente a permettere la navigazione.

 
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